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CHIESA SAN PIETRO APOSTOLO

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Un dossale ligneo settecentesco arricchito da una decorazione ad in­taglio di stile rococò ai lati ed in alto, delimita una nicchia nella quale trova posto la statua di pietra locale policromata raffigurante San Pietro in cattedra. La nicchia, di linea sobria, motivo del primo Rinascimento, è si­mile a quella che si trova nella chiesa ipogea di San Michele in Monte Laureto, conte­nente una Madonna con Bambino.

 

L'effigie del Santo, si impone per dignità di portamento con dei tratti somatici caratterizzanti l'umile pe­scatore di Galilea. Con atteggiamento alquan­to rigido, l'Apostolo presenta i simboli del suo alto mandato: nella mano de­stra stringe le due chiavi ricevute da Cristo, la dorata e l'argentea (l'autorità spi­rituale del sacerdote e la sua scienza), ambedue necessarie per l'assoluzione del peccatore e l'ammissione al perdono; con la sinistra regge un libro aperto in cui si leggono i vv. 8-9 del Cap. 5 della sua prima lettera:

 

«Fratres sobrii estote et  vigilate quia adversarius vester, diabolus, tamquam leo rugiens circuit quaerens quem devoret, cui resistite fortes in fide»
 

Lo stile rappresentativo vuol simboleggiare anche, la diretta di­pendenza della nostra Chiesa, «nullius», da quella vaticana, imitandola nella raffigurazione del Santo, (si rimanda alla bella statua bronzea di Arnolfo di Cam­bio) come è dimostrato dall'emblema papale scolpito sul fastigio dell'altare e sul piedistallo delle due colonne che l'affiancano.

Sulla base si legge:

 

«Hoc opus fieri fecit don(n)us Vit(us) Fanelli De Venera 1502».

 

Questo Vito Fanelli de Venera, che fece scolpire e donò la statua, è un sacerdote putignanese, annotato al n. 49 nel registro dei Sacerdoti in seguito citato.

La base è scheggiata nelle fiancate, danno forse provocato al tempo, quan­do, nel pieno settecento, fu collocato un ricco seggio ligneo intagliato e dorato, che poco si adatta, però, alla semplicità austera dell'effigie.


L'autore è con certezza Stefano da Putignano, come dimostrato da rilevanti segni stilistici e nello specifico il modo di comporre le pieghe, che si caricano di chiaroscuro e riposano con uno studiato ordine ai piedi, che siilarmente troviamo in altre opere di questo periodo o poco posteriore come la Pietà e la Madonna col Bambino della Chiesa Matrice di Polignano a Mare. Ancora, la resa del volto dai netti segni naturalistici della fronte rugosa, degli occhi vigilanti, della folta barba, nel forte piglio delle mani prensili e noccolute e nell'avanzamento delle ginocchia ben co­struite.


Notizie di quest'opera sono riportate nel libro del «Notamento dei Sacer­doti», disponibile nell'archivio della Chiesa, con una nota che ha tutta l'aria di essere tardi­va, e a pag. 19 delle «Effemeridi Putignanesi» di Domenico Campanella, che a proposito scrive:
«Si vede a man sinistra nell'entrare una cappella tutta indorata con la sua effige di rilievo, così ben delineata e scolpita dal virtuoso Stefano Pugliese no­stro cittadino, che incita alla devozione, ed appaga l'occhio in chi si trattiene per contemplarla».

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