La tela più grande occupa la parte centrale del dossale, che è diviso in tre zone da quattro colonne con i fusti animati da una tessitura di dentelli a zig zag; la più piccola poggia sulla sottostante prima trabeazione gravante sui capitelli corinzi, in corrispondenza delle colonne interne. Nelle due nicchie, poi, che si aprono tra le stesse colonne, un tavolo e una seggiola sono le scarse suppellettili di quella stanza in cui si respira una tenera atmosfera intimistica, che, neppure la figura del Padre, intrisa di luminosità, sul fondo, riesce a stemperare. La tela è firmata dal chierico pittore bitontino Nicola Gliri. Questi, nella seconda metà del XVII secolo, insieme a Carlo Rosa continuò, nelle chiese di S. Benedetto e dei Ss. Cosma e Damiano di Conversano, i cicli pittorici avviati da Paolo Finoglio e da Cesare Fracanzano, per poi soddisfare la committenza ecclesiastica di mezza Puglia, attenta alla richiesta devozionale dei fedeli.
In alto su un trono di soffici nubi vi è rappresentata la Madonna dall'ampio manto azzurro, che, sorreggendo con la mano destra il Bambino benedicente, posto in piedi, verso il quale rivolge il volto sorridente, gli indica con la sinistra i due Santi in basso.
Criticamente il primo ad interessarsi del quadro e a tentarne un esame stilistico è stato Antonio Gambacorta, che a proposito scrisse: «È un buon dipinto che si inserisce nella pittura barocca pugliese con tendenze giordanesche» E a Luca Giordano, almeno come ispirazione iconografica (commissionate dai Padri dell'Oratorio, il grande pittore dipingeva nel 1704, un anno prima della morte, sei tele, tra cui «L'incontro dei Ss. Carlo Borromeo e Filippo N cri», «S. Carlo che bacia la mano a S. Filippo» assieme a «I due Santi in preghiera», per la terza cappella della navata destra della Chiesa dei Gerolomini dì Napoli), aveva guardato il nostro pittore. Il quadro è una rappresentazione serena dall'atmosfera intimistica, inserita in uno schema canonico, lontana dall'accoglimento stilistico delle nuove soluzioni formali e cromatiche dominanti a Napoli nel primo Settecento illuminista e riformatore.
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