L'Accademia delle Corna del Carnevale
L'ultimo dei giovedì di Carnevale, il giovedì dei Cornuti
Il Gran Consiglio degli Accademici, riunitisi in gran segreto nei giorni antecedenti, con votazione unanime delibera il verdetto, e il Rettore Gran Accademico, dall'alto della sua carica, declinando frasi propiziatorie, incorona con il Superbo Palco Cornèo il prescelto GRAN CORNUTO DELL'ANNO tra personaggi locali che si sono distinti anche per goliardia, simpatia e ironia.
Il rito dell'incoronazione con proclamazione accademica prende il via alle prime luci dell'alba del giovedì mattina, quando a propria insaputa il neoeletto riceve sotto la propria abitazione la visita del pubblico cornèo, cioè il corteo degli accademici, che invitano il prescelto, dopo avergli offerto colazione con Cornetto e Latte di Toro nella chiesetta (sconsacrata) di Santo Stefano Piccolo per il rito di proclamazione. In tale sede, insieme alla consegna della pergamena, viene data lettura delle motivazioni che lo hanno fatto eleggere.
I festeggiamenti continuano per tutta la giornata con il "Corne'O" una sorta di processione profana degli accademici in mantello nero e cilindro biforcuto per le vie del centro storico che, con tono canzonatorio "venite venite all' ammasso venite.....cornuti accorrete venite" invitano i cornuti tutti e la cittadinanza intera al pubblico ammasso.
Il rito apotropaico e di purificazione del "Taglio delle Corna" prevede che il palco corneo di ciscuno dei presenti, sia estirpato da improbabili, quanto pittoreschi chirurghi. Su uno scenografico banco da lavoro opportunamente modificato si espleta il servizio di Misurazione e dell'eventuale limatura, taglio e sutura delle ferite. Il cornuto purificato a chiusura riceve la tessera sanitaria con il timbro dell'ufficio del pubblico ammasso che certifica le dimensioni e la sana crescita del Superbo Palco Corneo durante l'ultimo anno.
Di corna hanno parlato anche letterati, scienziati e studiosi
Giacomo Leporadi "Veramente io voleva destinare a ognuno il suo regalo, per esempio a chi un corno, a chi un altro, ma ho temuto di dimostrare parzialità, e che quello il quale avesse li corni curti invidiasse li corni lunghi." da "Lettera alla befana" del 6 gennaio 1810 dell'allora adolescente poeta.