anche noti come Cavalieri dell'Ordine dell'Ospedale di San Giovanni di Gerusalemme, detti anche Cavalieri di Cipro, Cavalieri di Rodi
I Cavalieri di Malta e Putignano
L'ordine era diviso in otto sezioni chiamate Lingue, cioè Nazioni (Italia, Provenza, Alvernia, Francia, Aragona, Castiglia, Inghilterra, Alemagna) e al governo di ognuna di queste era deputato un Dignitario, che faceva anche parte del Gran Consiglio dell'Ordine.
Fra i Dignitari c'erano per importanza i Balì e i Commendatori.
I balì potevano essere di tre classi differenti: i primi erano detti conventuali e ciascuna Lingua ne aveva uno, erano quelli più cospicui e importanti dopo il Gran Maestro, i secondi erano i Capitolari e a differenza dei primi non avevano obbligo di residenza in convento, i terzi erano Balì ad Honorem.
I Commendatori dovevano far pervenire nel tesoro dell'Ordine un tributo che era chiamato "Responsio" questo tributo era obbligatorio pena la perdita della Commenda e dell'abito. Loro inoltre avevano il dovere di non tenere nulla per sè o per le proprie famiglie.
I dissidi interni per la territorialità sulla Badia di Santo Stefano portarono dopo 228 anni di presidio Benedettino, ai Cavalieri Gerosolomitani, nei primi tempi la Badia apparteneva alla Lingua di Provenza, ma successivamente nel 1477 passò definitivamente alla Lingua D'Italia.
Siccome il reddito dedicato alla Badia salì di anno in anno, la Lingua d'Italia nel 1769 ordinò lo smembramento della Badia (il Baliato di Santo Stefano comprendeva solo iil territorio dell'attuale Fasano) fondando 2 Commende: Putignano la Maggiore con reddito di 3000 ducati e Putignano la Minore con reddito di 1000 Ducati. Entrambe furono amministrate da un solo Commendatore.
Il primo ingresso del Balì nella città costituiva un evento di grande coinvolgimento per tutti i cittadini, si movimentavano infatti tutte le Autorità, il Clero e il popolo recandosi alle porte del paese su via Castellana. Il Balì veniva accolto con suoni, grida e scariche di moschetto dei soldati, che lo accompagnavano alla chiesa di San Giovanni, dal 1530 invece alla chiesa di San Sebastiano dei P.P. Osservanti, probabilmente perchè più ampia.
Il Balì smontava da cavallo o dalla carrozza e in chiesta si accingeva alla vestizione con gli abiti di Gala.
Poi preceduto dal Clero, dai Religiosi, dalle Confraternite e seguito dalle autorità e dal popolo, fra lo scampanio festoso, veniva in città cavalcando sotto un baldacchino, le cui aste erano rette dai dottori più anziiani. Alla sua destra c'era il Capitano, a sinistra il Sindaco, entrambi reggevano le redini del cavallo. Arrivato a Porta Maggiore scendeva da cavallo per il rito dell'adorazione della Croce, infatti l'arciprete Priore di San Pietro vestito con pivale bianco, lo aspettava e gli porgeva la Croce dinanzi alla quale lui si inginocchiava. Successivamente il Camerlengo in segno di dedizione e obbedienza, gli presentava su un piatto d'argento le chiavi della città e delle carceri.
Terminato il cerimoniale, il corteo si ricomponeva e continuava fino alla chiesa di S. Pietro dove si cantava il Te Deum.
Il Balì a quel punto si sedeva sul trono e le autorità si recavano a baciargli la mano in segno di obbedienza.
Al termine della cerimonia, preceduto dal Cleroe seguito dal Capitano, dal Sindaco, dagli Eletti e dai Dottori, si ritirava nel palazzo attiguo alla chiesa. Il Balì godeva del Jus Pascendi del territorio demaniale, ovvero gli allevatori di bestie dovevano pagare un tributo annuo a capo, lui in cambio a sue spese faceva visitare chiese e luoghi sacri.
I cittadini avevano molti doveri: ad esempio se il Balì avesse sentito bestemmia, il bestemmiatore avrebbe dovuto pagare un tarì,se un cane si introduceva in una vigna in tempo di vendemmia il padrone sarebbe stato sanzionato. C'erano pene e ammende di ogni genere, persino sui rifiuti da lavoro (il calzolaio che vuotava per strada le vasche nelle quali aveva fatto la concia delle pelli pagava 5 grane di multa)
Nel 1358 Putignano tornò a far parte del Feudo di Santo Stefano. Si narra che quando gli Ungheresi e i Bitontini vennero a Putignano per sottometterla al Re Luigi di Ungheria, i cittadini pensarono bene di andare incontro con vino e cibanze, riuscirono così ad avitare moltissimi danni, i cronisti dell'epoca li appellarono Sapienti.
Fra Guerrino di Castelnuovo nominato Balì riuscì con le sue decisioni ad accomodare tutti i cittadini e a placare i dissidi interni, nominò il suo vicario personale per esercitare la giurisdizione spirituale in tutti i luoghi del baliaggio. Nel 1437 il Balì Fra Don Marino Malatesta ricco e potente devoto del Re Alfonso D'Aragona, dopo aver persuaso i Putignanesi a parteggiare per questi nella guerra contro il duca D'Angiò, formò un esercito cittadino e corse ad aiutarlo. Ottenuta la vittoria nel 1439 il Balì ricevette il titolo onorifico di Vir Nobilis che veniva dato dai Re antichi solo ai titolati, mentre alla cittadinanza fu concesso di estrarre 240 some di olio dagli uliveti di Santo Stefano