Gli antichi forni
Tra pane, taralli, friselle e pignate
Gli antichi forni presenti nel centro antico di Putignano erano di proprietà del comune, che metteva a disposizione di chi praticava l'affaticante professione di fornaio la gestione in cambio di un affitto annuale.
Il forno più antico, che risale addirittura al 1474 l’aveva fatto costruire l'allora Balì Giovanni Battista Carafa cui si deve l'importante sviluppo del centro abitato. Fu proprio lui a portare in questo sperduto territorio, appartenente all’Abbazia di Santo Stefano in Monopoli di cui era Priore, il suo eccellente architetto Angelo per darne una risistemata urbanistica con l'aggiunta qualche importante novità. Oltre ad una beccheria, l'odierna macelleria, proprio vicino all’attiguo pozzo la Chianca venne costruito il Forno Grande, ubicato in via Mulini, un opera monumentale per dimensioni, che potremmo definire il vero precursore del Km 0; e sopra al suddetto forno fece costruire la sede dell’Università, oggi definito municipio, con spazio sufficiente per gli Uffici del Sindaco e dei decurioni, del camerlengo, del giudice e del notaio ed anche per l’archivio in cui conservare le poche carte degne di memoria. A testimonianza di ciò, molti atti ufficiali di allora, spesso, recavano la dicitura "nei locali ubicati sopra Forno Grande".
L'allora gestore Antonio (1784) oppure a seguire suo figlio Paolo Michele (1819) Lippolis , antenati del maestro Antonio Lippolis storico e conoscitore delle tradizioni putignanesi, nonchè tra gli amministratori del gruppo Facebook "Sei di Putignano se...", alle 4 del mattino erano già al lavoro con un uncino di ferro montato su una lunghissima asta di legno necessaria per infilare la legna e rami di quercia e fragno nel forno che "sarcinari" , cioè coloro che si occupavano della raccolta della legna dai boschi dei Monti di Gioia o di Barsento avevano scaricato la sera prima sul pavimento. Dovevano sbrigarsi a portare a temperatura il forno prima che arrivassero i primi tavolieri sulla testa di veloci garzoncelli, che mettendosi sul capo una ciambella fatta di stracci, provvedevano a ritirare il pane dalle case circostanti dove tante donne in piedi già dalle quattro di mattina avevano sistemato le sette o otto pagnotte da portare in cottura.
Il pane durava mediamente una intera settimana e doveva bastare per tutta quanta la famiglia. Le braccia delle massaie avevano compiuto l'azione di "trombare" cioè impastare farina, acqua, sale e lievito-madre. Quest'ultimo veniva conservato in dispensa "nto step" in una coppetta di creta come retaggio della lavorazione della settimana precedente.
Seguirono il Forno San Nicola, recentemente ripristinato nella sua funzione, di cui storici fornai sono stati Biagio Monopoli ed un Antonio Lippolis. Il forno, oggi con gestione privata, prende il nome perchè anticamente in questa zona sorgeva la chiesetta di S. Nicola edificata nel XII sec. e demolita a seguito dell’abbattimento della cinta muraria
Da annoverare anche il Forno Santo Stefano e il Forno Mongelli.
A seguito di questi cominciarono a comparire i primi forni privati tutti ubicati fuori dal borgo antico ad eccezione del forno Quindici che si trovava in un locale del Convento Grande a via Castello.