Francesco Palvisino, pittore, fu attivo nella prima metà del XVI secolo. Si conoscono due opere firmate: la Madonna col Bambino in trono, S. Francesco, S. Antonio e Padre Eterno nella lunetta (metri 1,95x0,92), nella Chiesa di S. Luigi a Bisceglie e la Madonna col Bambino in gloria, nella Chiesa del Carmine a Mesagne. A queste opere sicure gli esperti oggi, in base a dati stilistici, aggiungono: la Madonna in Santa Maria di Giano (tela su tavola, m. 0,96 x 0,60, in restauro: Catalogo a cura di M. D'Elia, XI Settimana dei Musei, Bari, Castello Svevo) e la Madonna di Costantinopoli in S. Adoeno a Bisceglie; la Madonna delle Grazie, nella Cattedrale di Giovinazzo; la Vergine e Bambino sormontata da una Pietà, nella Collegiata di Bitritto; la Pala di S. Vito nella Chiesa di S. Gregorio a Bari (D'Elia: Mostra dell'Arte in Puglia, 1964); San Rocco, tempera su tavola, proveniente dalla Chiesa della Madonna di Loreto a Mola, oggi esposta nella Pìnacoteca Prov. di Bari.
Ultimamente gli sono state attribuite con una certa fondatezza la Madonna della Croce nella omonima Cappella in agro di Noci e la Madonna del Carmine della Grotta di San Michele.
La prima opera, firmata su un carrello del piedistallo del trono: Franciscus Palvisinus de Poteniano pinxit 1528, fu scoperta da Mario Salmi che ne scrisse in « L'arte » 1919, riscontrandovi influssi veneti e marchigiani di Antonio Solario detto lo Zingaro, assimilati nell'ambiente napoletano. Antonio Perotti ne divulgò la notizia con un articoletto pubblicato in « Napoli Nobilissima » e con uno scritto più completo (1920), oggi raccolto in « Storie e Storielle di Puglia» - Laterza, Bari.Il pittore è considerato dalla critica non di grande levatura; in lui convergono, su una base di motivi bizantineggianti, ancora tanto diffusi in quel tempo nella nostra regione, indirizzi napoletani del primo cinquecento, veneto-marchigiani e otrantini, non sempre amalgamati in unità di stile.
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