La storia di Putignano nel periodo dal XIV al XVII sec
dalla metà del '500 al 1700
Lotte in difesa dell’autonomia
Nel 1559 l’università di Noci in base al decreto del Re Ladislao pretendeva che tutti i possessori di terra nel raggio di 3 miglia dal paese pagassero le gabelle civiche delle decime e vigesime, cos’ come veniva già da tempo fatto dai nocesi verso Mottola. L’università di Putignano si oppose aspramente, sia perché il comune esisteva da tempo immemorabile, prima di Noci, sia perché per intercessione di Re e Principi aveva avuto licenza di “adacquare, legnare, pascolare, seminare e pernottare” in tutto il territorio di Mottola che comprendeva anche Noci. I Nocesi tentarono giudizi contro i Putignanesi, ma ebbero sempre torto, solo nel 1703 riuscirono ad ottenere ragione, ma i Putignanesi ricorse in appello all’udienza Provinciale e non soro riuscirono a spuntare la vittoria, ma videro anche il sindaco di Noci carcerato.
Ci furono lunghe liti e ribellioni, gli animi soprattutto dei Putignanesi, erano esasperati e covavano sentimenti di vendetta, poiché se i Nocesi venivano avvistati e catturati mentre tagliavano legna o prelevavano acqua dal territorio putignanese, venivano trattati umanamente, viceversa ai Putignanesi imputati di reato, venivano confiscati beni e averi oltre che essere arrestati e brutalmente maltrattati. L’occasione di vendetta non mancò, infatti in occasione dell’arresto di alcuni nocesi il popolo Putignanese cercò in tutti i modi di schernirli, ma il Sindaco Dott. Giannarcangelo Miccolis li rimpinguò di leccornie, contro il parere della popolazione. Un agricoltore Giuseppe Castellana detto Campagna aizzò la folla, fece chiudere le porte della città e impugnate le armi seguito dai popolani andò alla ricerca del Sindaco, del Governatore e dell’Avvocato dell’Università per ucciderli. Fortuna volle che un falegname comunicò al Castellana che c’erano alle porte i Nocesi e che perciò era richiesta la presenza del popolo tutto per difendere la città.
Lo ScannacornacchiaDal 9 Ottobre al 9 novembre, nel 1781 una banda di persone malfamate, di Castellana, quasi quotidianamente disturbava la quiete cittadina. Era capitanata da Niccolò Spinosa un castellanese meglio conosciuto come Scannacornacchia, che uscito di galera, nella quale era stato rinchiuso per aver ammazzato la moglie, formò un gruppo di prepoten ti e malavitosi. Sacannacornacchia si diede al contrabbando di sale, forte della protezione da parte del Conte di Conversano, rapì molte donne e scarcerò o carcerò alcune persone a suo insindacabile giudizio. Il dott. Oronzo Martinelli leccese di nascita, ma Putignanese d’adozione, coinvolse 150 persone per affrontare Scannacornacchia, la banda fu sgominata, grazie alla rivolta congiunta dei cittadini. Nel 1782 Spinosa Scannacornacchia morì assassinato dalla sua amante Domenica Pugliese detta Falcona. Ancora altre rivolte si ebbero nel paese la folla appiccò fuochi e fece tumulto in tutto il paese e nei pressi del Municipio. Feriti e morti furono la diretta conseguenza delle sommosse accadute sul territorio.
Indipendenza Orgogliosa
Si narra negli scritti di Pietro Gioia che “ In Putignano gli uomini si educano da fanciulli ad essere parchi, forti d’animo, operosi e gravi nell’incesso e nel tono della voce… sono essi fini di intendimento e portati al difficile. Parrà incredibile quel che fece Vincenzo Oliva di Putignano, a Napoli nel 1662 sotto il Vicerè conte di Pennarda, comunque gli costasse la vita. Nientedimeno, si pose alla testa dei nobili e si spacciò per duca di Sassonia e Luogotenente generale del regno e creò i suoi ministri e promulgò editti e tolse gabelle”
Una leggenda popolare racconta che arrivato in paese Federico II, nel vedere gli abitanti che lo guardavano senza scomporsi, si avvicinò ad alcuni di loro e li redarguì per il fatto di non essere stato salutato. Allora un vecchio sentito il rimproverò disse al Re “ Noi siamo in casa nostra e non salutiamo nessuno, a voi, nostro ospite, tocca il compito di salutare”
Questo atteggiamento comportamentale era il frutto di una secolare abitudine alla libertà, da parte dei Putignanesi, infatti il dominio dei Beneddetini prima e del Balì poi, fu più un dominio formale che reale, piuttosto blando anche per la presenza sul territorio, per cui i cittadini dovendosi amministrare da sé, mal concepivano le obbligazioni e le imposizioni, per questo di frequente il territorio fu luogo di sommosse. Per questo motivo, grazie ad un reale spirito di libertà e indipendenza, si può dire che i Putignanesi abbiano creato una società comunitaria da soli, grazie esclusivamente alle proprie forze.