le amministrazioni che nei secoli hanno governato il paese
La pubblica Amministrazione.
Le cronache cittadine raccontano che molti devoti putignanesi guidati da un sacerdote, partivano in pellegrinaggi alla volta di Monopoli, la vigilia di Ferragosto. I cittadini partecipavano alla processione in onore di Maria SS della Madia. Contemporaneamente pellegrini monopolitani venivano alla chiesa di S. Maria la Greca per venerare l'immagine in argento dell'Assunta, che nel 1798 fu requisita dai Borboni. I due gruppi incontrandosi lungo la strada si scambiavano il bacio della pace. I putignanesi però avevano l'obbligo di rientrare in città entro e non oltre le ore 15 del giorno di Ferragosto, in quanto sin dai tempi più remoti, ogni anno in questo giorno avveniva l'elezione del governo della città.
Gli eletti si insediavano il 1° Settembre giorno in cui alla maniera greca iniziava l'anno amministrativo. Erano elettori i cittadini maggiorenni che pagavano una tassa.
Al fine di designare gli amministratori, si riunivano tutti nella chiesa di S. Pietro sotto la presidenza di un Governatore (se dottore) o di un Capitano (se non dottorato) nominati dal Balì, secondo le regole di Ferdinando re degli Ostrogoti.
Nel 1636 per svariati dissidi che si erano verificati il Governo popolare cessò a favore di quello aristocratico dei Capi Famiglia di tre ceti: nobili, artigiani e contadini.
Con questo metodo i votanti non indicavano più gli Amministratori, ma 110 (poi ridotti a 33) Capifamiglia che con i dottori costituivano il Consiglio Generale, che aveva il gravoso compito di stabilire le tasse annuali e di procedere all'elezione del sindaco e delle altre Autorità.
Il Sindaco doveva essere Nobili, nel caso in cui fosse eletto un giudice o notaio, colui che era asceso a tale carica, si riteneva automaticamente Nobile (come prevedeva il decreto della Regina Giovanna II) “Non è solo nobile colui che è di nobiltà originaria, ma anche quelli che vivono con nobiltà politica, letteraria e senza meccanica arte.”
Gli stessi votanti eleggevano sei Decurioni (Capi dell'Amministrazione Comunale) volgarmente chiamati Eletti, nominavano anche tre Camerlenghi(era colui che teneva le chiavi della città e delle carceri, era il detentore della sicurezza delle muraglie e della città.) uno dei quali doveva assere approvato dal Balì, i razionali, gli avvocati, i zecchieri (per i pesi e le misure) e il Portulano (era colui che verificava ed eventualmente puniva le occupazioni del suolo pubblico, si interessava dei lavori pubblici e impediva le servitu prediali).
Il Portulano e il Sindaco dovevano poi essere confermati dalla Regia Camera della Sommaria. Infine venivano proposti al Balì 24 persone per la scelta di 12 Giurati, i quali dipendevano dal Camerlengo e che dovevano procedere all'elezione di tutti gli altri impiegati agenti e salariati dell'Università.
Il Sindaco e gli Eletti nominavano dalla classe artigiani i Deputati di Campagna che avevano il compito di fare da Catapani (che si occupavano dell'annona) provvedevano cioè al grano, alla carne e a tutto ciò che di cui la cittadinanza aveva bisogno.
Questo regime che non dava molta libertà agli eletti, durò fino alla cacciata dei Cavalieri di Malta per opera di Napoleone I. Poiché si pensava che il potere logora e monta la testa, si procedeva al rinnovo annuale delle cariche e quindi alle elezioni ex-novo. I dottori dopo l'amministrazione entravano a far parte del Consiglio Generale, così il numero dei Dottori crebbe così tanto che il letterato e Poeta Giambattista Notarangelo (1659-1744) appellò questo accadimento come un Diluvio e scrisse “Guarda quanti medici e sapienti, quanti legisperiti da questa città monstransi ai dotti, già questa città può chiamarsi il Liceo d'Atene. M'inganno, o non sarà il liceo dell'Arcadia?”
L'Amministrazione della Giustizia
La città di Putignano ha avuto da sempre un proprio magistrato giusidiziario, perchè ritenuta più importante dei paesi limitrofi.Così la Giustizia civile, penale e mista era amministrata da un Sostituto o Luogotenente del Balì, il quale nominava il Maestro degli Atti (Cancelliere), il Procuratore Fiscale e il Consultore. II cittadini avevano comunque diritto di Reclamo o d'appello al Preside o alla Regia Udienza.
C'era anche il tribunale della Bagliva, che contemplava oltre al Maestro d'Atti, anche due giudici, uno nominato dal sindaco e l'altro dal Balì, anche se alla fine di ogni anno gli atti venivano vagliati accuratamente da due integerrimi cittadini nominati dall'Università. Per gli ecclesiastici invece c'era un'altra corte presieduta dal Vicario Generale del Baliaggio e da appositi giudici scelti dal Balì.
I Magistrati lavoravano al pian terreno del palazzo del Balì, lì dove c'erano le carceri.
All'angolo sinistro del palazzo Andresini, sorgeva la colonna della Gogna alla quale il condannato, di fronte al popolo, veniva legato con collare di ferro e catena ai piedi. Chi aveva fatto fallimento invece doveva dare le spalle ai cittadini sopravvenuti. La colonna è attualmente conservata nella villa Karusio.
Sotto il governo francese fu eletto il Giudice di Pace mentre sotto il governo dei Borboni fu eletto il Giudice di Circondario. Il supremo signore civile era il Balì o il Commendatore, in sua assenza le sue veci erano tenute dal Governatore o Caitano che risiedeva nel palazzo del Balì.