Con la sua sede nell'odierna Piazza Plebiscito.
Il Balì Carafa
Il Balì G.B. Carafa nel 1442 ottenne dal Re Ferdinando I D’Aragona che Putignano e Fasano fossero franche da pagamenti fiscali, solo l’università era tenuta a pagare il dazio, secondo quanto imposto dalla Regina Giovanna. Questo Balì nato nobile dal ramo Carafa della Stadera fu un uomo dinamico, degno di menzione, che seppe ampiamente amministrare il baliato, sfruttando l’illimitata protezione accordatagli dal re Ferdinando. Il suo stemma era ornato dall’evangelico motto “Hoc face t vives” “Opera bene, saggiamente e vivrai nella stima anche dei posteri” nello stemma oltre alle tre fasce d’argento in campo rosso, aveva messo la stadera simbolo di giustizia, probabilmente per ricordare che ogni azione andava pesata.
Il balì G.B. Carafa era già priore di Capua e consigliere del Re quando nel 1450 ascese alla carica di Balì, periodo durante il quale il nostro castello contava circa duecento fuochi (=famiglie) e nonostante fossero già trascorsi due secoli dalla distruzione imposta da Federico II , le mura attestavano ancora gli avvenimenti accaduti.
Il Carafa nel 1463 concesse la costruzione di un forno comune, pubblico, viste le condizioni in cui versava il comune. Sette anni dopo invece fece edificare fuori le mura, la chiesetta di San Giovanni dedicata alla vestizione durante la cerimonia d’ingresso del Balì. La chiesetta fu rifatta nel 1530 e abbandonata dal 1700 per incuria dei nuovi proprietari. La sua opera magna fu quella di far costruire intorno al castello fortissime mura, per rendere il comune inespugnabile. Furono costruiti 14 torrioni rotondi e 12 quadrangolari oltre ai fossati e alle balestriere e per comodità dei cittadini fece aprire un’altra porta che fu chiamata Porta Barsento, affinchè questa fosse di fronte l’antico Casale omonimo distrutto tragicamente dal duca di Mottola. Porta Grande, detta anche Porta Maggiore era costituita da un arco senza porta e da un atrio con poggiuoli per le sentinelle, di faccia ad un grande bastione poi, c’era un secondo arco che si chiudeva. Su questo bastione c’era tutto ciò che serviva per offendere i nemici trattenuti, inoltre vi era il ponte levatoio ed un sistema di condutture d’acqua per allagare l’atrio e annegare quanti qui si trovavano.
Nel 1474 il Carafa fece quasi totalmente riedificare la chiesta di San Pietro, decadente a causa della vetustità.
Nel 1477 grazie alla sua intercessione il baliaggio di Santo Stefano passo dalla Lingua di Provenza a quella d’Italia, mettendo così fine alla lotta fra le due lingue. Da questa epoca, il Balì risiedette o nel Castello di Santo Stefano o in quello di Putignano o in Fasano. Stanco rinunciò alla sua carica in favore di suo figlio legittimo Alessandro e si ritirò a vita privata.
Dall’ottobre del 1503 il baliato fu occupato dagli Spagnoli, per via della guerra tra questi e i Francesi.