Il Carnevale a Putignano ha radici antichissime, risalenti, con buona probabilità, a prima che la chiesa istituzionalizzasse e riconoscesse tale festa quale passaggio tra l'Avvento con il Natale e la Quaresima con la Pasqua. Alcuni studiosi, infatti, sostengono che ci fossero riti pagani propiziatori volti al culto di Dionisio, dio dell'estasi, dell'ebbrezza e della liberazione dei sensi, risalenti ad alcuni secoli prima di Cristo quando l'allora piccolo paese era sotto la dominazione della Magna Grecia la cui area di colonie si sviluppava in tutta la Puglia centro meridionale da Bari e Sud Est barese, all'area Tarantina e Salentina.
Risale al 1394 la nascita, ufficialmente riconosciuta, del Carnevale nel comune di Putignano. In tale anno e precisamente il giorno del 26 Dicembre si decise di traslare, cioè di spostare, le reliquie di Santo Stefano dall'abbazia omonima, che si trova sulla costa sud di Monopoli, per difenderle da eventuali attacchi, devastazioni e saccheggi da parte di pirati o Saraceni, allora molto comuni.
In epoca medievale quella zona di Monopoli, ancora oggi identificata con il nome di contrada Santo Stefano, grazie alle insenature naturali sulla costa, divenne un accogliente porto, come testimoniato dalla rappresentazione iconografica di jacob philipp hackert e da una tela ad olio presente nella Reggia di Caserta sempre dello stesso autore.
L'abbazia, ancora oggi esistente e adibita a residenza privata, sorse per mano di Goffredo, conte di Conversano, il quale, tra il 1083 ed il 1088, fondo una Badìa, che unita ad una serie di Monasteri Benedettini della congregazione cluniacense sparsi nell'Italia Meridionale serviva a testimoniare l'egemonia Normanna in utta l'area.
Dal 1317 in poi, alla permanenza in abbazia dei monaci Benedettini, seguì la residenza dei feudatari di Putignano, i Cavalieri dell'Ordine Gerosolimitano, divenuti dopo la conquista di Gerusalemme da parte dei Saraceni, Ordine dei Cavalieri di Malta. Questi ultimi già possedavano una domus intra moenia adibita ad ostello ed ospedale. L'Ordine decise di trasferirsi nell'abbazia rifortificandola al fine di controllare i traffici verso la Terra Santa con più meticolosità.
Il tragitto delle reliquie tra l'abbazia di Santo Stefano e la Chiesa di S. Maria la Greca in Putignano, avvenne in forma di corteo per difenderle da eventuali malintenzionati durante il percorso. I contadini di Putignano, che in quel periodo erano intenti a far le propaggini alle viti nei vigneti del territorio circostante al borgo, entusiasti e sbalorditi, si accodarono al corteo dei Cavalieri e una volta giunti in paese improvvisarono canti e balli per la gioia di avere in loco la protezione di un santo. E ogni anno, lo stesso giorno, riproponevano come ringraziamento canti, balli, entusiasmo e tanta allegria
Ancora oggi i resti di Santo Stefano, contenuti nello stesso stesso reliquiario che lo vide protagonista del trasferimento di cui sopra e databile, secondo la Pontificia Commissione per i beni culturali della Chiesa, tra la fine del XII e l'inizio del secolo XIII, sono conservati nella chiesa di Santa Maria. La festa del patrono della città e il rito delle Propaggini, che apre il Carnevale di Putignano, si celebrano lo stesso giorno, il 26 dicembre di ogni anno.