La Cappella di San Cesario ebbe questa denominazione nel 1775 quando fu scolpita la statua lignea del Santo omonimo e sistemata nella nicchia centrale sopra l'altare barocco presente nella stessa.
La cappella suscitò viva venerazione nei nostri antenati che qui videro collocate le effigie dei Santi martiri, la cui intercessione era ritenuta più efficace in occasione di malattie e di altre calamità o necessità. Infatti, oltre la statua di San Cesario, morto martire in Nicomedia, qui si ammirano le statue di San Sebastiano, di San Vito e il busto di San Biagio.
Quella di San Sebastiano, martirizzato a colpi di freccia durante la persecuzione da parte dell'imperatore Diocleziano (304 d.C.) e venerato come protettore contro la pestilenza, fa spicco per decisa evidenza artistica. Firmata e datata 149 ... (l'ultimo numero è illegibile perché la base è scheggiata in quel punto), è la prima statua di Stefano, per quanto si conosca, esistente in Putignano e tra le prime della sua cospicua produzione artistica, qui trasferita dall'omonima chiesa. Corpo nudo leggermente teso all'indietro e colpito da alcune frecce, mani legate ad un tronco posto alle spalle, gamba destra ferma sorreggente il peso del corpo e sinistra avanzata e poco flessa, la statua fu scolpita a tutto tondo, perfetta nella ponderazione, rappresenta la prima affermazione in Puglia della concezione rinascimentale del Santo-Eroe, secondo la lezione dei grandi scultori fiorentini del tempo.
San Vito, uno dei Santi più popolari sin dal Medioevo e invocato soprattutto per scongiurare la corea, una malattia degeneratva del sistema neurologico, la letargia cioè sonno patologico e il morso delle bestie velenose e idrofobe, è rappresentato nelle vesti di giovinetto in quanto subì il martirio a 15 anni, secondo l'iconografia tradizionale, con una croce in mano, simbolo della fede cristiana, e gli emblematici cani che lo accompagnano. La statua, in pietra locale policroma, fu scolpita nel 1575, come indicato sulla base, e presenta tutti i caratteri del tardo. Rinascimento. Di fattura artistica modesta e dal movimento incerto, rivela qualche piacevolezza in alcuni particolari come le vesti cinquecentesche così curate, il volto reclinato e pensoso, un leggiadro ciuffo di capelli ben disegnati che si arriccia sulla fronte. L'autore ignoto potrebbe essere un discepolo o successore di Stefano, operatore della sua ancor attiva scuola, che continua la lezione del Maestro colorando le statue per una naturalistica rilevanza.
Al centro dell'altare, il busto ligneo policromato di San Biagio morto martire nel 316 d.C. al tempo dell'imperatore Licinio e venerato come protettore contro i mali della gola. È il patrono minore di Putignano assieme a San Cesario.
Un Cristo deposto, in stucco, molto venerato durante la settimana santa, si ammira, protetto da una vetrata, al di sotto della mensa dell'altare.
Le due tele delle pareti laterali, di modesta fattura, raffigurano «La caduta di Cristo sotto la Croce» e una balaustrata in pietra locale delimita la cappella: è opera, al pari di quella della cappella successiva, di un gruppo di valenti artigiani putignanesi del principio del XX secolo.