Quaderni di Arte
Dall'oblio alla luce - intervento sulla Pietà di Santa Maria La Greca
a cura del Prof. Vito Intini promotore del restauro
È una giovane donna dalle mani eleganti e gentili, dallo sguardo spaurito, perduto in un pensiero che ariva da lontano, quasi stupita di essere al centro di un mistero così smisurato: essere la madre del Predestinato, la Vittima Divina, il suo unico figliolo, l'essere più buono, puro, innocente fra i tanti che pure sono apparsi su questa terra martoriata.
Siamo di fronte alla raffigurazione di una madre, con il volto di una giovane pura e semplice, ma il suo grembo ci appare come un altare maestoso, accecante. Una "Cattedrale di Silenzio" per David Maria Turoldo. Una "Mater dolcissima( ... ) povera e giùsta nella misura d'anwre" scrive Quasimodo nella Lettera alla madre. II poeta siciliano scrive alla propria madre ma sappiamo a chi la paragona e a chi, di conseguenza, ma con tocco lieve e ironico, associa se stesso quando affenna che di certo, " povero, così pronto ùi cuore lo uccideranno un giorno in qualche luogo". Ognuno di noi corre col pensiero alla propria madre. Possiamo solo intuire quel che può accadere nel cuore di una madre di cui abbiano torturato, ucciso e scempiato il corpo dell'unico figlio.
Abbiamo il comprensibile impulso di distogliere lo sguardo. Chiudere gli occhi. Rimuovere tutto. Perché il semplice pensiero ci inorridisce.
Ma l'arte esiste esattamente per questo: all'artista è dato il compito di riconsegnarci nella sua nuda verità, nelle forme più nobili e comprensibili da tutti, la possibilità di assistere e compartecipare, senza soccombere, a quello che non sapremmo altrimenti rappresentarci. Eccolo lì, l'Agnello di Dio, piagato, con le gambe magrissime, dinoccolate, fennate nello spasmo dall' ultimo istante di una terrificante agonia. li corpo è contratto nella lotta finale. L' estremo respiro che gonfia le vertebre testimonia del desiderio profondo e tutto umano di amore per la vita. Gli occhi sono semichiusi. Notiamo con orrore il grigio immobile di chi è consegnato alla morte. Gli occhi sono rivolti verso l'alto, come una richiesta, come un'offerta estrema, si intravedono le pupille gonfie di pena, sembra che ci guardi e ci dica in un sussurro "Non basta questo? Finirà con questo il dolore nel mondo?"
Non conosciamo, ancora, chi sia l'autore di quest'operà che ci tocca così da vicino, ma sappiamo benissimo per quale motivo riesca a commuoverci così profondamente: questo corpo umile, ferito, umiliato, offerto nella sua scomposta nudità allo sguardo del mondo, rappresenta in modo luminoso e inequivocabile tutte le sofferenze di tutti i perseguitati di tutti i luoghi del mondo, di oggi di ieri e, sappiamo, purtroppo, anche di domani presi a calci, reietti, malmenati e torturati fino alla fine, all'annichilimento. Senza pietà alcuna. Qualcuno ha detto che l'arte è sempre attuale, anche se è stata creata secoli addietro. Si può aggiungere che l'arte non è mai innocua in quanto ci stimola a fare i conti con quello che siamo e che pensiamo. L'arte è sempre un incontrarsi decisivo e non smette di esser viva, di pulsare, di interrogarci. E di farci fremere. Non è indispensabile essere credenti per essere soggiogati dalla bellezza e dalla verità così evidenti di quest' opera. Qui incontriamo un Cristo povero di legno dipinto che rappresenta e 1iassume in sé tutti gli assetati di amore e di giustizia. È questo che ci commuove profondamente e spero che riesca a ricordare a tutti noi quello che il Cristo dei Vangeli ha affermato senza alcuna possibilità di equivoci: chi si china a soccorrere, chi sostiene, chi cura, chi aiuta il prossimo che soffre vede il volto stesso di Dio.