Fatti storici realmente accaduti, leggende e credenze di paese
Vito Petruzzi | Il primo sindaco di Putignano dopo la seconda guerra mondiale (1899-1957)
MEDICO COMUNISTA ED ESULE ANTIFASCISTA, PRIMO SINDACO DI PUTIGNANO DOPO LA SCONFITTA DEL FASCISMO
Nel 70° anniversario dell’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica Italiana (1° gen. 1948) è d’obbligo ricordare la figura di Vito Petruzzi, primo Sindaco a Putignano (13.12.1947) alla ripresa della vita democratica in Italia dopo la caduta del fascismo. Ricostruirne la biografia, insieme ad un pezzo significativo della storia del nostro paese, è stato possibile grazie ai ricordi personali ed alla documentazione gelosamente custoditi da Enzo Petruzzi, medico, nipote di Vito e già, a sua volta, sindaco a Putignano (26.07.1985-27.07.1990).
Vito Petruzzi (07.03.1899-12.12.1957), medico, era figlio di Vincenzo Petruzzi, cui è dedicato il busto in p.za XX Settembre, anch’egli medico e ripetutamente Sindaco socialista tra fine ‘800 e inizio ‘900, oltre che consigliere provinciale. Morì improvvisamente il 17.06.1914, il giorno dopo la sua terza elezione a Sindaco.
Seguendo l’esempio paterno, Vito Petruzzi e fin da giovanissimo aderì, anche lui con profonda convinzione, al Partito Socialista. Nel corso della sua attività politica ebbe occasione di incontrare e simpatizzare per Benito Mussolini (lo aveva conosciuto in occasione di una sua venuta a Putignano ospite di suo padre), finché il futuro duce non fu cacciato dal Partito Socialista (1914). Vito Petruzzi, invece, non solo non abbandonò il Partito Socialista, ma intensificò l’impegno. Dopo la morte prematura del padre Vincenzo, continuò con maggior fervore lo sforzo politico e sociale a favore dei più deboli, degli oppressi, degli sfruttati, in tempi in cui, con l’intensificarsi della violenza fascista, questa attività poteva costare anche la vita. Nell’autunno del 1920, mentre col calesse, a tarda sera, riaccompagnava a Conversano l’amico e compagno socialista avv. Giuseppe Di Vagno venuto a Putignano per tenervi un comizio contro gli abusi e le scelleratezze dei fascisti, in aperta campagna subì un attentato. Petruzzi e Di Vagno si salvarono fortunosamente grazie al buio.
Nel maggio dello stesso anno aveva commemorato la morte di Margherita Pusterla - ferita a morte dal fuoco dei Carabinieri in occasione della sommossa popolare di Putignano del 13-14 maggio 1902 - con la pubblicazione di un volume (Ed. De Robertis) che così si concludeva: “Ogni anno, nell’anniversario, il popolo lavoratore si reca al cimitero, sulla fossa di lei, simbolo del martirio del proletariato, a deporvi una corona di fiori freschi.” Sempre nel 1920, pubblicò il settimanale politico “Sentinella Scarlatta”, giornale socialista stampato a Putignano dalla tipografia De Robertis e diretto dall’artigiano Antonio Casulli. Il giornale ebbe vita breve. La violenza fascista si abbatté anche sui suoi redattori, compreso Vito Petruzzi.
In seguito al colpo di stato che, con la complicità del re Vitt. Emanuele III e dei settori più reazionari della borghesia, portò al potere Benito Mussolini ed il suo partito fascista e, nel 1926, all’istituzione del Tribunale Politico Speciale per la “difesa” dello Stato (in realtà, per colpire e perseguitare gli antifascisti), anche Vito Petruzzi, come tanti altri, per salvarsi, fu costretto alla via dell’esilio. Si rifugiò in Francia, dove visse dal 1927 al 1945, guadagnandosi da vivere grazie alla professione di medico a bordo di navi mercantili e passeggeri che operavano nei porti della Francia Mediterranea. Anche nell’esilio tenne sempre vivo il suo impegno politico, in collegamento con gli altri esuli antifascisti. Nel 1929, a Parigi, aderì al movimento “Giustizia e Libertà” di Carlo Rosselli (con cui instaurò e mantenne una sincera amicizia), conquistando a pieno merito, a mio parere, il titolo di “esule e partigiano antifascista” che mai richiese e mai gli fu formalmente riconosciuto.
Alla liberazione d’Italia e d’Europa dal nazifascismo (aprile/maggio 1945), Vito Petruzzi rientrò a Putignano ed aderì al PCI (Partito Comunista Italiano). In occasione delle prime elezioni comunali democratiche (23.11.1947), fu l’animatore ed il capolista della lista “Dottor Vincenzo Petruzzi”, formazione di quella che, all’epoca, fu l’alleanza di Blocco o Fronte Popolare fra comunisti e socialisti, con cui vinse le elezioni, con la maggioranza di 3.800 voti, e portò la sinistra unita al governo cittadino. Il partito “Uomo qualunque” (da cui i termini “qualunquismo” e “qualunquista” ancora in voga) ottenne 3.600 voti, mentre la DC (Democrazia Cristiana) e il PSDI (Partito SocialDemocratico Italiano) ottennero 830 voti. Grazie a questo risultato, Vito Petruzzi fu eletto Sindaco il 13.12.1947, mentre tre suoi fratelli (Giovanni, avvocato, Pietro, medico dentista, e Vincenzo, avvocato) furono eletti consiglieri comunali sempre con la stessa lista di maggioranza. La vittoria fu però effimera, giacché l’amministrazione di sinistra si resse in carica per solo otto mesi. L’inesperienza dopo la dittatura del “ventennio” fascista, la politica di rigore fiscale necessaria per finanziare la ripresa della vita democratica e riequilibrare l’amministrazione comunale a favore dei ceti popolari duramente colpiti dalla politica elitaria e repressiva del periodo fascista, ed altri problemi (non escluse manovre esterne di noti personaggi locali che frettolosamente si erano convertiti dalla militanza fascista a quella “democratica”) che meriterebbero una ricerca storica più approfondita, crearono divergenze e spaccature all’interno dei partiti comunista e socialista e della stessa alleanza di Blocco Popolare, non solo a Putignano. Lo stesso Vito Petruzzi fu espulso dal PCI, per intervento della direzione regionale, con l’accusa di aver assunto posizioni radicali e trotzkiste (i seguaci di Lev Trotzki erano responsabili di una posizione scissionista all’interno del movimento comunista internazionale). Storie che ridimensionarono drasticamente il favore popolare per la sinistra di Putignano, a vantaggio della DC che, alle successive elezioni comunali del 1948, conquistò la maggioranza assoluta e la conservò ininterrottamente, insieme alla lista locale (oggi diremmo “civica”) dei Coltivatori Diretti, per ben 42 anni, segnando in modo inequivocabile, nel bene e nel male, la vita cittadina. Alle elezioni politiche del 18-19 aprile 1948 -primo parlamento dopo l’approvazione e l’entrata in vigore della Costituzione della Repubblica italiana- fu candidato al Senato (collegio di Monopoli in cui rientrava Putignano) con la lista del Fronte Democratico Popolare del Mezzogiorno, formazione di sinistra (comunisti e socialisti) con l’effigie di Giuseppe Garibaldi come simbolo. Nonostante un considerevole riscontro di consensi, non fu eletto per qualche centinaio di voti.
Vito Petruzzi, primo Sindaco della nuova Repubblica italiana nata dalla dura lotta antifascista con tante speranze di cambiamento, dopo una vita di militanza impegnata, spesso pagata di persona, a favore del proletariato e dei ceti popolari, non solo di Putignano, che gli valse il sostegno convinto del sindacato CGIL locale (all’epoca coordinato dall’infaticabile Tonia Barletta), in seguito alle divergenze all’interno dello stesso Partito Comunista -che lo delusero profondamente- e indisponibile a compromessi che riteneva inaccettabili, rinunciò all’attività politica e ritornò in Francia.
Rientrato a Putignano il 1956, sembra abbia accettato la fede religiosa in seguito ad un incontro con il Vescovo di Conversano Gregorio Falconieri, pur restando fedele alle sue convinzioni marxiste e socialiste.
Scomparve il 12.12.1957, a seguito di una grave insufficienza cardio-circolatoria. Il suo impegno politico, civile e sociale, pagato anche sul piano della sua vita personale, ed il suo apporto non secondario alla storia recente del nostro paese meriterebbero una ricerca ed un approfondimento di conoscenza più dettagliati di quelli attuali.