La lavorazione artistica della cartapesta prende piede a Putignano, come già visto, intorno agli anni '40. Un'arte che utilizza notoriamente materiali poveri come carta di giornale, nello specifico quotidiani, colla ottenuta dalla miscela di acqua e farina e poi colori acrilici per dipingere i manufatti.
La lavorazione parte dalla realizzazione in 3D del bozzetto in carta, viene plasmato un bassorilievo in argilla che costituisce il positivo. Una volta lavorato tale calco viene ottenuto il negativo colando del gesso liquido sul positivo.
Il negativo, altrimenti detto la "femmina" del calco sarà quello utilizzato come guida tridimensionale per l'applicazione dei ritagli di giornale intinti nella colla di farina che poi genererà il manufatto. Per lo stoccaggio dei quotidiani si tendeva a separarli per colore, ecco che si mettevano da una parte i quotidiani della "Gazzetta dello Sport" notoriamente di colore rosa, poi quelli del "Il Sole24Ore" di colore beige cipria, quelli di "Italia Oggi" riconoscibili perchè di colore giallo ed infine tutto il resto dei quotidiani bianchi. La motivazione di questa suddivisione è legata alla lavorazione e nello specifico alla sovrapposizione degli strati, infatti un minimo di resistenza meccanica agli urti delle opere lo si ottiene sovrapponendo più livelli di giornale, dai 3 ai 4. A tal proposito per rendere evidende l'uniformità e la completezza di ciascun livello si utilizzano giornali differenti. Per esempio sapere che il primo strato è rosa, il secondo è giallo e il terzo è bianco, ci consente di stabilire rispettivamente che il manufatto è al primo, secondo o terzo step.
Una volta ottenuto il grezzo, il maestro cartapestaio passa alla fase di finitura attraverso la colorazione. Si utilizzano colori acrilici. Si procede prima ai fondi e poi alle sfumature per accentuare lineamenti o luci e ombre.
Tale tecnica artistica, oltre a questi ingredienti più o meno conosciuti, presenta anche trucchi e modalità lavorative segrete che i maestri cartapestai custodisco gelosamente e tramandano di generazione in generazione.