Fatti storici realmente accaduti, leggende e credenze di paese
Vincenzo Petruzzi | Medico benefattore dei Poveri (1867-1914)
Medico e Sindaco socialista di Putignano, destituito dal Prefetto nonostante fosse stato assolto dall’accusa di lesa maestà -insulti alla regina e alla famiglia reale- ed incitamento all’odio di classe
- Il personaggio
Putignano, a confronto di altri centri vicini, è povera di monumenti pubblici -in memoria di personaggi più o meno illustri o meritevoli, locali e non- probabilmente in ossequio alla celebrata dote di concretezza e pragmatismo, vanto dei putignanesi.
A P.za XX Settembre si erge il busto di Vincenzo Petruzzi (1867-1914). Di lui quasi più nessuno, se non i discendenti, conserva memoria, nonostante nella Guida Storica di Putignano di Riccardo Marascelli, ripubblicata a cura di Pietro Mezzapesa, si dica che fu ‘popolarissima figura di uomo politico’ che ‘seppe accattivarsi la simpatia di vasta parte della popolazione putignanese, facendosi interprete e paladino delle aspirazioni delle classi più diseredate’.
Vincenzo Petruzzi discendeva da famiglia di più che agiati proprietari terrieri e così poté laurearsi in medicina a Napoli, dove si recavano a studiare i rampolli della nostra borghesia agraria. Animato da sincero spirito umanitario, fece proprie le nuove idee progressiste e socialiste che cominciavano ad affermarsi (il Partito Socialista Italiano fu fondato il 1892 con il nome di Partito dei Lavoratori Italiani) e si impegnò coerentemente nella politica attiva. Appena laureato e tornato a Putignano, fu eletto consigliere comunale per la prima volta nel 1894, carica che riuscì a mantenere per il resto della sua breve vita. Fu sindaco per tre volte (1895-99, 1903-1904, 1914) e fu anche consigliere provinciale (1900-1902). Nel 1913, candidato al parlamento, non fu eletto nonostante il buon numero di voti ricevuti.
Apparentemente anomalo il fatto, tutto ancora da studiare e capire, che Vincenzo Petruzzi venisse eletto consigliere e sindaco in anni in cui non solo le idee socialiste erano ferocemente represse e perseguitate, ma quando ancora la stragrande maggioranza della popolazione (proprio quella interessata alla nuove idee di progresso ed emancipazione sociale: braccianti, operai, disoccupati, artigiani e contadini poveri, ecc.) non aveva diritto al voto, fino al 1912 riservato ai redditieri, limitatissima percentuale di benestanti e proprietari, ed a coloro che avessero un titolo di studio (all’inizio del secolo scorso, a Putignano la percentuale di analfabeti superava l’80%). In buona sostanza, votavano, per lo più, coloro che vedevano le idee socialiste peggio del fumo negli occhi. E’ da capire come mai venisse eletto un Sindaco rivoluzionario e sovversivo. Sicuramente giocarono dalla sua parte il prestigio personale di cui Vincenzo Petruzzi, anche come medico, godeva nella borghesia locale e il sostegno del suocero Giovanni Casulli, avvocato e appassionato ricercatore di storia patria, i cui studi, però, non sono mai stati pubblicati.
Per inciso, sembra di poter comunque rilevare, attraverso altri riscontri che andrebbero verificati ed approfonditi, come Putignano, tra fine ‘800-inizio ‘900, abbia avuto una piccola élite borghese aperta e lungimirante, la stessa che depositava, nella Cassa di Risparmio dell’epoca, la maggiore quantità di danaro della provincia di Bari dopo il capoluogo, mentre, nello stesso tempo, la massa popolare putignanese era costretta, dalla miseria, ad un consumo giornaliero di pane pari alla metà della media dell’intera Puglia: da dati ufficiali dell’epoca, circa il 70 % dei giovani veniva scartato alla visita per il servizio militare obbligatorio per problemi di denutrizione, in tempi quando venivano arruolati storpi e ciechi. La stessa élite che manteneva quella stessa massa popolare in condizioni di vita e di lavoro tali da spingerla, nel maggio 1902, alla rivolta violenta, conclusasi, il secondo giorno, con il fuoco dei carabinieri, contro la folla inerme, che provocò la morte di Margherita Pusterla. Tutti fatti e dati accertati e documentati in occasione del processo e del dibattito parlamentare che seguirono a questo ulteriore eccidio proletario dell’epoca e riportati nella ricerca di qualche anno fa di Giulio Esposito con il contributo del sottoscritto (1).
E’ proprio da questa ricerca di Giulio Esposito che sono emerse le notizie storiche che finora possediamo su Vincenzo Petruzzi, all’epoca dei fatti consigliere comunale di minoranza, accusato di aver fomentato i disordini. Forse perché, proprio agli inizi del 1902, aveva fondato a Putignano la Lega dei contadini (nel 1901 a Bari era stata costituita la prima Camera del lavoro; nel 1906 nasceva la CGL, primo sindacato nazionale in Italia) che, dalla cifra iniziale di poco più di 200 iscritti, appena un anno dopo ne contava 1.400.
Il 5 dicembre 1903 Vincenzo Petruzzi fu rieletto sindaco, per la seconda volta quasi all’unanimità del Consiglio Comunale. Il Prefetto di Bari, Maurizio Ceccato, però, mal digeriva questa nomina e subito chiedeva informazioni sul suo conto ai Carabinieri Regi. Il 2 febbraio 1904, la Compagnia di Bari della Legione Territoriale dei Carabinieri comunicava al Prefetto che il Sindaco di Putignano non solo ‘fu e ne è tuttora la mente direttiva’ (2) della Lega dei contadini di quel Comune, ma, ancor più scandaloso, manifesta ‘apertamente principii socialisti’. Per di più, con riferimento alla sommossa popolare del 13-14 maggio 1902, ‘la parte onesta di quella cittadinanza ne fa risalire al cav. Petruzzi la responsabilità’, anche perché, ‘avuto riguardo al grande ascendente che egli, in quell’epoca aveva sui contadini se avesse voluto, nulla si sarebbe verificato’.
Era solo l’inizio della manovra persecutoria. Il 3 giugno 1904, il Ministero dell’Interno trasmetteva allo stesso Prefetto un ricorso (fatto pervenire anche alla Procura ed al re) firmato dall’architetto putignanese Gregorio Mignozzi Bianchi, sulla base del quale i Carabinieri formulavano gravissime e scandalose accuse a carico del Sindaco di Putignano, Dott. Cav. Vincenzo Petruzzi, tenente medico di complemento: ha sempre professato idee socialiste; non ha mai perso occasione per convertire i concittadini, specie i contadini, alla fede socialista; viene ritenuto mandante della sommossa popolare del maggio 1902, infatti fu visto parlare con i diretti responsabili di quei fatti, ne curò i feriti e difese gli imputati; gli è stata attribuita l’organizzazione della dimostrazione popolare del 1° maggio 1903 per l’abolizione del dazio -la famigerata tassa sulla fame- promossa dai socialisti; il 14 maggio scorso ha organizzato una cerimonia commemorativa dei fatti del 1902 recandosi al cimitero, alla testa di un corteo di contadini con la banda che suonava l’Inno dei lavoratori, a deporre, sulla tomba di Margherita Pusterla, una corona di fiori con la scritta: Alla vittima del 14 maggio 1902. Ma il fatto più grave, ‘per cui questo comando non ritiene più degno il Sig. Petruzzi di vestire la divisa di Ufficiale dell’Esercito, si è verificato il 6 corrente.’ Quel giorno, intervenendo ad una riunione di una cinquantina di calzolai di Putignano per promuovere la costituzione di una Lega di resistenza, ‘pronunciò le seguenti parole, che è giuocoforza trascrivere integralmente per conoscere la bassezza alla quale è giunto il Petruzzi: “Che sono queste Monarchie, queste Corone, questi Re! Vittorio Emanuele III solo perché ha avuto la fortuna di uscire dalla f…della Regina si prende 16 milioni all’anno, standosi a grattare la pancia”’.
Invitato dal Prefetto a giustificarsi, Vincenzo Petruzzi, con una lettera, nega di aver organizzato la commemorazione dell’uccisione di Margherita Pusterla; vi aveva assistito per tutelare l’ordine pubblico. Quanto all’accusa di lesa maestà, ammette di essere intervenuto alla riunione dei calzolai, ‘in locale imbandierato con vessilli tricolori e corredato di ritratti dei sovrani’, per illustrare l’opportunità di una cooperativa al fine di migliorare le condizioni degli artigiani anche utilizzando le apposite provvide leggi. Mai però erano state pronunciate le parole attribuitegli che avrebbero offeso la sua stessa dignità personale e mai ‘si parlò né di Monarchie, né di Corone né di Re, …’.
Ciò nonostante, il 26 giugno 1904 il Sindaco rassegna le dimissioni, prontamente respinte dal Consiglio comunale mentre, presso la Pretura di Putignano, viene istruito a suo carico un procedimento penale per ‘lesa maestà ed incitamento all’odio di classe’. Il processo si concludeva con la dichiarazione di ‘non luogo a procedere per insufficienza d’indizi’, in altre parole, con l’assoluzione, datata 3 dicembre. Ma i Carabinieri trasmettevano al Prefetto la relativa informativa solo il 12 gen. 1905, quando già il Prefetto stesso, con encomiabile tempismo, aveva destituito il Sindaco Petruzzi ed insediato il Regio Commissario (15 dic. 1904)! Qualche anno dopo, l’autore anonimo del profilo di Vincenzo Petruzzi, stilato per la sua candidatura al Parlamento del 1913, scriveva che lo scioglimento del Consiglio fosse stato motivato dagli sperperi, quando invece l’amministrazione Petruzzi aveva lasciato un attivo di 27.000 lire.
A completare l’azione persecutoria, i comandi militari, sempre grazie all’accusa di lesa maestà e nonostante la già nota assoluzione, gli inflissero l’umiliazione di degradarlo da tenente medico a soldato semplice del Regio Esercito.
La morte improvvisa lo stroncò il 17 luglio 1914, l’indomani appena della terza elezione a Sindaco di Putignano. Gli successe il fratello Pietro, eletto Sindaco lo stesso giorno e rimasto in carica fino al 1920.
Il figlio Vito, invece, si impegnò a continuarne l’opera in campo sociale e politico. Riprese la pubblicazione del giornale del padre, La Sentinella, che diventò La Sentinella Scarlatta. Successivamente, aderì al Partito Comunista d’Italia, fondato nel 1921 dalla corrente comunista del Partito Socialista con alla testa, tra gli altri, Antonio Gramsci, Amadeo Bordiga, Palmiro Togliatti. All’avvento del fascismo (1922), dopo che gli fu chiuso il giornale ed essere scampato fortunosamente al fuoco di un’imboscata fascista insieme a Giuseppe Di Vagno che stava riaccompagnando a Conversano, fu costretto a fuggire esule in Francia. Rientrato alla caduta del regime, Vito Petruzzi fu Sindaco comunista di Putignano (1947-’49) con un’Amministrazione comunale del Fronte Popolare, l’alleanza elettorale tra comunisti e socialisti.
Dopodichè e fino al tempo di Craxi, l’Amministrazione comunale di Putignano fu monopolio democristiano. Tra i vari Sindaci, anche un nipote diretto di Vincenzo Petruzzi che ne conserva il nome (Enzo per gli amici) e la memoria. Ma questa è un’altra storia.
- Il monumento che lo ricorda in P.za XX Settembre
Appena un anno dopo la morte, il 1915, in P.za XX Settembre accanto al Municipio, per iniziativa popolare fu eretto un busto in bronzo di Vincenzo Petruzzi, opera dello scultore Cozzoli, e fu intitolata al suo nome la strada che porta alla stazione ferroviaria.
Nel 1926, a 4 anni dal colpo di stato che aveva portato al potere Benito Mussolini (3) ed il suo partito fascista, di notte, il busto scomparve, sicuramente ad opera di ignoti fascisti. Per venti anni non se ne seppe più nulla, finché, nel 1947, fu ritrovato nella grave delle Grotte di Castellana, nel corso della rimozione delle macerie che da tempo immemorabile ne ostruivano l’accesso e che portò alla scoperta di quella meraviglia della natura ad opera del prof. Franco Anelli.
Il busto ritrovato fu immediatamente ricollocato nella sua posizione originaria, dove si trova tuttora. Sul basamento, a futura memoria dell’eroica impresa squadristica, fu apposta l’iscrizione di cui quasi più nessuno conosce il significato:
LA TIRANNIA DEMOLI’ - LA DEMOCRAZIA RICREO’. 1926 - 1947
Per concludere, considero indispensabile un lavoro di ricerca per fare luce fino in fondo, documenti alla mano, sulla figura e l’opera di Vincenzo Petruzzi.
In un’epoca non lontana da noi -appena un secolo fa- ed in un momento e condizioni di estrema difficoltà, egli fu un intellettuale progressista e sicuramente un pioniere del movimento e delle lotte per l’emancipazione delle grandi masse popolari oppresse e sfruttate del nostro Meridione e del nostro Paese, pur provenendo dalla classe sociale della borghesia benestante. Sull’esempio di personalità più note e conosciute, come, ad esempio, Giuseppe Di Vittorio, fu tenace costruttore ed animatore delle leghe, le prime organizzazioni degli operai, dei braccianti, dei contadini e degli artigiani poveri -che furono in Italia l’embrione dell’organizzazione sindacale moderna-, spesso pagando di persona.
La sua vita fu breve, morì a 47 anni, si disse, all’epoca, di crepacuore per le difficoltà e le contrarietà di ogni genere con cui dovette scontrarsi e che comunque non lo fecero desistere dal suo convinto impegno civile e sociale. Certamente, com’era abituale in quei tempi, ebbe contatti e relazioni, anche epistolari, con esponenti e personalità con cui condivideva ideali ed obiettivi, anche se al riguardo, almeno per ora, non possediamo alcun documento. Il nipote Enzo mi ha riferito che, con sicurezza, negli anni ’60 del secolo scorso i figli di Vincenzo Petruzzi decisero di donarne tutte la carte all’archivio storico del Comune di Putignano, a lungo rimasto in abbandono e recentemente sistemato sia pure non ancora completamente. Al momento, sembra che questi documenti, preziosi per la nostra storia, siano scomparsi o, molto più probabilmente, siano stati fatti scomparire, visto che le carte non hanno gambe, né braccia. Poterle ritrovare e studiare sarebbe una fortuna, dato il ruolo svolto da Vincenzo Petruzzi nella storia di Putignano e dell’intero territorio.