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In realtà, il Palazzo Riccardi ha una notevole importanza per la storia non solo di Putignano ma del Risorgimento pugliese perché ricorda la figura e l’opera di Maria Caterina Riccardi nata nel 1802 da Giovanni Giuseppe Riccardi e Maria Costanza Lipari e destinata a diventare, madre di 5 garibaldini, una vera e propria eroina. Ad appena sedici anni, il 2 agosto del 1818, si unì in matrimonio con il possidente Giovanni Pasquale Tateo dal quale ebbe ben tredici figli.

 

I coniugi Tateo si trasferirono dal paese di Putignano dapprima nella masseria Baronaggio di proprietà della famiglia Molignani successivamente ad Acquaviva delle Fonti, ed infine a Palagianello, in una grande tenuta dei Caracciolo di Santeramo, che divenne ben presto punto di incontro per carbonari e patrioti appartenenti alla setta  mazziniana “La volpe”;  rimasta vedova all’età di 44 anni Maria Caterina aiutò il figlio Giangiuseppe, laureatosi nel frattempo in medicina, ad accogliere e curare nella masseria e nel castello dei Caracciolo soprattutto i più poveri, a dare ospitalità a patrioti e insorgenti e ad amministrare con coraggio e saggezza duemila ettari di terreno.

 

Intanto Giangiuseppe, condannato in contumacia ad “anni venti di ferri” e colpito da una taglia di 5.000 piastre, fu costretto a fuggire, secondo alcuni da Brindisi nascosto in una botte verso la Grecia, secondo altri da Mola per Trieste alla volta della Francia. Il giovane patriota, descritto dagli agenti borbonici come “uomo di statura bassa, comportamento snello e delicato, occhi grigi e vivaci, capelli biondi, quasi ricci, barba e mustacchi all’italiana, colore pallido”, fu ricordato invece con ammirazione per le  straordinarie doti umane e professionali in un componimento in versi dal poeta Tommaso Briganti:

 

“…Ei nel saver d’Ippocrate / versato molto, sol lo volse a bene / della progenie misera, / travolta nel torrente delle pene; / e liberal, benefico, pietoso / d’un premio al suo sudare fu disdegnoso” (Josè Minervini).

 

Quando ormai, dopo la morte di Ferdinando II, sperava di ritornare in patria e di ricongiungersi finalmente con la madre, il 24 giugno 1859 morì nei pressi di Nizza dove fu sepolto.

 

Insieme a Giangiuseppe si distinsero per coraggio e amor di patria i fratelli  Vincenzo, che a sue spese organizzò un gruppo di volontari per favorire l’avanzata dei garibaldini in Basilicata, Vito Domenico, imprigionato per rappresaglia dai Borboni dopo la fuga del fratello Giangiuseppe,  Beniamino  che combattè con le camicie rosse  a Desenzano nonché Francesco Saverio che con la divisa di capitano garibaldino prese parte alla battaglia di Villa Glori, dove perse la vita: il suo nome (Taddeo) compare sulla base del monumento romano ai fratelli Cairoli insieme a quelli di altri eroi che si distinsero nel sanguinoso scontro con le truppe pontificie.

 

Nel 1866 Giovanni Nicotera, il più stretto e leale collaboratore di  Giuseppe Garibaldi poi ministro del nuovo Stato unitario, sentì il dovere di recarsi nella tenuta Caracciolo di Palagianello per rendere omaggio a Maria Caterina Riccardi: e trovandola ad  aiutare e incoraggiare il figlio Beniamino, appena ventenne, che partiva per la terza guerra d’indipendenza, le dette l’appellativo “La Cairoli delle Puglie”, pensando ad Adelaide Cairoli,  madre anche lei di cinque patrioti, di cui quattro caduti per l’Unità d’Italia.

 

In occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia l’Amministrazione comunale di Putignano ha intitolato una strada a Maria Caterina Riccardi per ricordarne alle nuove generazioni il coraggioso contributo alle lotte risorgimentali.

 

Oggi è di proprietà della famiglia Sisto, discendente delle famiglie Riccardi, Bellisario, Campanella.

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